UMBRO APOLLONIO - 1966
Il contributo che Paolo Patelli mostra oggi di elargire alla ricerca contemporanea si segnala rimarcabile proprio perché può vantare una autenticità e sicurezza che si inseriscono naturalmente in determinate premesse di essa. Anch’egli intanto tiene conto delle reazioni ottico-psicologiche, che di fatto sollecita, e si interessa di utilizzare alcune virtualità spaziali per contrastare tutto ciò che è prevedibile,senza per altro profittare di quella violenza traumatica cui altri ricercatori odierni fanno spesso ricorso. Poi anch’egli si attiene alla massima e oiù incontaminata semplicità di discorso, e nell’uso di mescolanze acriliche fa capo ad un colore saturo, intenso, in certa guisa primario, ad un colore-luce, la cui vigoria può rapportarsi alle matrici esaltanti di un Barnett Newman e di un Ellsworth Kelly. La pittura di Patelli, giunta alla sua prima maturità con incontestabili prove testuali dopo un periodo di meditata preparazione, rivela pure qualche assorbimento di quella tecnica e tematica che presiedono a una corrente attiva in Germania e nella quale emergono con particolare autorità Pfahler, Gaul ed altri. Schivato ogni automatismo analitico Patelli ordina sulla tela una vicenda che va percorsa senza pregiudiziali di sorta e dove, se queste ancora resistessero, saranno ben presto vinte dal movimento operato nel campo testuale e che agisce da guida con convincente garanzia. Fondo e figura rivaleggiano fra di loro e si scambiano la supremazia con tale frequenza che né l’uno né l’altro finiscono sconfitti: anzi ambedue sussistono nella stessa misura e con lo stesso imperio.A questa dinamica va aggiunto, quale titolo attivo di insorgenze integranti, il rifulgere del colore, che fa forma perché nasce con essa e ne segue quindi alla pari le vicissitudin [...].L’opera non ha un centro né un andamento fisso: così penetra in un circuito dove riceve altre informazioni che quelle ordinarie e partecipa di una fantasiosa malizia. Sono queste la caratteristiche che consentono di guardare a Patelli fin da questa sortita come ad uno degli artisti migliori della sua generazione e dal quale sono da attendersi testimonianze sempre meglio qualificate.
Umbro Apollonio, Catalogo galleria del Naviglio - Milano 1966