MARIO BERTONI - 1991
Forse vedeva giusto Gianni Contessi nel 1973 quando scriveva che Patelli “ritorna al grado zero…..e conserva alcuni elementi delle vecchie tecniche d’immagine. Poi ripropone tali elementi compendiati sì da qualcosa che, malgrado tutto, resta un oggetto estetico, ma che nel contempo si nega come pezzo di Buona Pittura, ponendosi invece quale semplice ipotesi di lavoro, quale pura intenzionalità operativa, quale dato aperto (virtuale) con possibilità di integrazione, anch’essa magari soltanto virtuale”.
A me però verrebbe da correggere, perché nello scambio degli elementari (pittura reale/pittura virtuale) non si tratta né di Buona (o Cattiva) pittura, né di buone o cattive intenzioni, ma di una concretezza-del-fare-al-di-là-di-ogni-rappresentazione-e-di-ogni-astrazione (già date entrambe per superate) che trasforma l’oggetto estetico in oggetto ESTATICO, cioè in oggetto che ha subito i processi del caso e delle intenzioni per vivere inappagato del riverbero di sé, di quel corto circuito interno scaturito dalla domanda incessante tra la pittura recata come da cosa e la pittura esperita da gesto e tecnica……omissis…”Applicare colore è per me soprattutto coprire, velare, nascondere”…..se la dichiarazione di Patelli risale al 1976, l’atto del coprire rimanda direttamente a un quadro del ’63, “Parole nascoste” nel quale un grande quadrifoglio nero va spandendo la propria notte, i propri contorni fino a COPRIRE , a nascondere quasi completamente il tracciato sottostante, un corollario”spaesato” su fondo bianco.Lì il nero si accentua per umori materici, nelle trame di una sostanza non uniforme, variegata dai gesti, dalle derive,dai trascinamenti. Pulsa il nero e vibra. Traspira come un sudore e rivolge le proprie untuosità, ormai fatto protagonista. E’ COSA. Come si legge nella stessa citazione, la cosa che dipingi, pigmento o acqua, è l’unica realtà…..Così Patelli muove dalle parti di Rothko e Arnulf Rainer per approdare, accentuando il dato oggettuale,il carattere di “cosa” a soluzioni condivise, qua da noi, prima ancora che in America e nell’area anglossane, da una generazione ristretta di artisti. E non riguardano,tali soluzioni, la pittura-pittura, anzi forse il suo esatto contrrio, l’uscita definitiva dalla pittura per confermarla.
Mario Bertoni mostra “Immergersi all’interno” con Marco Gastini, Studio La Città, Verona,1991